Pantelleria, isola di contadini
Un viaggio nell'isola del vento. Dolcemente selvaggia, Pantelleria rapisce per la sua accoglienza e la ricchezza agroalimentare
Pantelleria – Bent-El-Rhia – è l’isola del vento come la chiamarono gli arabi. Una terra in cui colori, profumi, tradizioni e storia si fondono in modo indissolubile. Pantelleria non è un’isola nel senso tradizionale del termine è un vulcano che genera montagne e laghi. Una mamma che nutre i suoi figli, perché i panteschi non sono un popolo di mare ma di terra! Questo è la massima più volte spiegata a chi non è figlio di quelle rocce nere, delle piante grasse e del cielo stellato, come fosse una volta michelangiolesca. La storia di questa terra ci racconta da sempre che dal mare arriva il nemico ed i panteschi voltano le spalle all’acqua e trovano conforto e vita nella terra. Per questo motivo nascono i Dammusi, le case tipiche di quest’isola fatte di pietre incastrate tra loro con tetti bianchi a cupole per la raccolta delle acqua.
Pantelleria ha una profonda e ricca produzione vinicola. Ed è a questa ricchezza ed alla sua salvaguardia che si focalizza il grande lavoro che sta portando avanti il Consorzio Volontario di Tutela e Valorizzazione dei vini a Doc dell’Isola di Pantelleria. L’ente di tutela nasce nel 1997 e da 25 anni si adopera per far conoscere il territorio attraverso le aziende del settore agroalimenate, raccontandone la storia e l’eccellenza della produzione. Parlando di produzione vinicola, Pantelleria è spesso sinonimo di Passito prodotto in molte delle prestigiose cantine presenti in questo triangolo di terra emersa come Salvatore Murana, Marco De Bartoli, Donna Fugata e ancora Pellegrino. Proprio in quest’ultma incontriamo Benedetto Renda, presidente dell’aziend ma anche del Consorzio, “Chi è arrivato qua ha voltato le spalle al mare. Pantelleria è uno scoglio, un unicum per la sua agricoltura eroica. – Afferma Renda – Per la produzione del vino è stato necessario difendere le viti dal vento e raccogliere l’umidità senza meccanica, per questo ci sono molti terrazzamenti”. Ma la realtà dell’isola, oltre che di ricchezze naturali, è fatta anche di importanti complessità “C’è bisogno del ricambio generazionale. E’ per questa ragione che abbiamo messo a disposizione 4 borse di studio di 2mila euro ciascuna, destinate a giovani residenti a Pantelleria – continua Renda – affinchè frequentino un corso di studi di scuola superiore o universitario in materia agraria oppure enologica”. Parlando di produzione vinicola, Pantelleria notoriamente è terra di Passito, di Moscato, di Zibibbo. Sono circa 410 viticultori, di questi 327 sono associati al Consorzio; 21 produttori con la cantina sull’Isola mentre altri vendono prodotti doc Pantelleria ma fuori dall’isola.
Qui la natura si è piegata alla terra. Gli ulivi strisciano e i capperi invadono ogni angolo. A questo frutto è dedicato un musuo, voluto e fondato dall’azienda Bonomo&Giglio. Il Museo del Cappero nasce negli anni 90 con lo scopo di celebrare il cappero, che è sempre più coltura eroica data la scarsa manodopera. Ci accoglie Antonietta ed è lei a spiegare le criticità di questa coltivazione “Negli anni 80 la produzione era tra 18 e 20 mila quintali, oggi supera i 30 mila ma non c’è chi raccoglie i capperi, quindi si rischia di buttare una gran parte del prodotto di cui c’è richiesta in tutto il mondo. E’ un fatto gravissimo”. Tra l’altro il cappero richiede una manutenzione importante: dalla potatura alla raccolta dei bottoni floreali, che avviene ogni 8 giorni (quando si è nel periodo della fioritura, naturalmente).
Pantelleria è l’sola che tutti accoglie ma a modo suo: non si nasconde, si mostra così tanto bella quanto sincera. Qui i ristoranti aprono nei periodi estivi e distribuiscono tavoli in giardini panteschi, strutture in pietra circolare costruiti a protezione di un arancio o un di un limone, e vecchi abbeveratoi per gli animali come Il Giardino del Rodo, gestito da Mariano Rovo, commercialista, ristoratore per amore di una masseria che lo ha visto crescere.
Se si ha la fortuna di visitare le aziende vinicole sicuramente meritano una visita la Marco De Bartoli, nata negli anni 80 sull’Isola di Pantelleria, già presente negli anni 70 a Marsala, con lo scopo di rivalutare un doc dimenticata: il passito. Siamo nel versante sud ovest dell’isola nella contrada Bukkuram, a circa 200mt sul mare, che dà anche il nome a uno dei prodotti più conosciuti dell’azienda. Due figli maschi Sebastiano e Renato, e una figlia femmina Gippi, che fa su e giù da Marsala. E’ un’azienda familiare che esporta circa il 40% in paesi come Giappone, Usa, Norvegia e Uk, ma che ha il suo mercato principale in Italia e conta su un totale di 10 dipendenti circa, più gli stagionali.
Se l’orologio segna l’ora dell’aperitivo ottima sarà la sosta (valida in un qualunque altro momento della giornata, ben inteso!) dall’azienda Pellegrino, qui l’aperitivo si fa con tramonto mozzafiato a fare da sfondo. Nasce nel 1880 e sbarca a Pantelleria più di 30 anni fa, ha all’attivo circa 50 etichette per un totale di oltre 12 mila bottiglie prodotte. La Pellegrino, dettaglio da non sottovalutare soprattutto per l’importanza ambientale, ha il più grande impianto fotovoltaico dell’isola come struttura privata.
Il giro pantesco ci porta da Salvatore Murana nel suo dammuso del ‘700 immerso nei vigneti, con un pergolato dove due tavolate cariche di persone sono divenute il palco del padrone di casa e del suo cibo delizioso. Qui si cena pantesco dall’inizio alla fine, friselle con finocchio da mangiare con fagioli all’occhio, carciofi ripieni, zucchine e melanzane, fiori di zucca pastellati, ravioli fritti con crema e biscotti tipici con il miele. Salvatore non accetta i complimenti perché dice “I miei prodotti sono di Pantelleria, non sono i miei! Ringraziate Pantelleria!”. Altro luogo da non perdere è la cantina di Donnafugata, uno spazio incantevole dove bisogna arrivare prima che il sole tramonti se si vuole percorrere il Cammino di Khamma.
Si tratta di una camminata che parte dalla cantina di Donnafugata, in contrada Khamma, e prosegue per 15 minuti tra terrazzamenti e muretti a secco fino ad arrivare a un’area panoramica dove sono concentrate le principali biodiversità dell’isola: dall’ Euphorbia, al Lentisco, dalla Fillirea al Caprifoglio, dai secolari Ulivi striscianti, al Cappereto in construzione, quindi Tè siciliano, Ginestra villosa e Dafne Gnidio. Donna Fugata è costituta da 68 ettari di terreno, ha 20 dipendenti fissi e arriva a 80 nei periodi della vendemmia. Josè Rallo è la padrona di casa, dato che è ormai dal 1989 che l’azienda ha sede sull’isola. La sua è una realtà molto conosciuta ma lei ci tiene a mostrare i suoi vini ma soprattutto quello che rende Donnafugata unica: il luogo in cui si trova!
Quando cala la sera tutto è buio pesto Josè propone una gita nei vigneti, a ognuno una lampada in mano e poi si cammina per i filari fino ad arrivare al giardino pantesco dove, una volta entrati tutti a cerchio, lei intona Sicily di Pino Daniele. Un’esperienza suggestiva frutto di un progetto musicale dal nome Music& Wine, che vede in Josè e in suo marito Vincenzo Favara, i due ideatori. Un modo per raccontare i vini attraverso la musica. Da Donnafugata non si vede il tramonto ma, come dice la signora Rallo “Noi abbiamo l’alba, non la vede quasi nessuno, per questo è più preziosa”.