Tinto Pesquera e Marramiero: quando il vino diventa leggenda
Degustazione a confronto: Tinto Pesquera e Dante Marramiero, ten years after
Dieci anni dopo. I rocchettari non più giovanissimi li ricordano di certo: i Ten Years After hanno segnato la storia del rock blues sin dalla loro stellare apparizione al festival di Woodstock nel 1969, un mese dopo l’arrivo dell’uomo sulla luna. La prematura scomparsa di Alvin Lee, virtuosissimo chitarrista del gruppo morto prematuramente lo scorso 6 marzo, ce li fa ricordare durante l’assaggio di due straordinari vini a dieci anni dalla vendemmia, lo spagnolo della Ribera del Duero commercializzato col contagocce a partire da otto-nove anni dalla vendemmia, con quantità contingentate ogni anno, e l’abruzzese che nasce tra la Maiella e il Gran Sasso, commercializzato per definitiva scelta aziendale dieci anni dopo la raccolta dell’uva. Due vini importantissimi, energetici che ben si sposano con la potenza e la dinamica di I’m going home, storico pezzo trascinante della band anglosassone di impareggiabile ritmo.
Un gemellaggio di espressioni originali e distintive di due Paesi, basate su tempranillo, la spagnola, e montepulciano, l’italiana, vitigni autoctoni eccezionali che si esprimono a questi livelli di qualità solo nel loro luogo di origine. Nel mondo del vino l’affinamento così lungo in bottiglia si ritrova essenzialmente nel campo del vino spumante metodo classico, anche se in quel caso non si tratta di un prodotto finito ma di un vino in piena evoluzione grazie al contatto con i lieviti morti, non ancora tappato in modo definitivo. Nel caso dei vini fermi secchi non ci sono molti esempi di lunghe maturazioni dopo la tappatura finale; oltre ai due protagonisti del nostro servizio, ricordiamo il Barolo Riserva Vigna Madonna Assunta La Villa di Rocche dei Manzoni, il Barbaresco Riserva Pajé in Italia, o il Vega
Sicilia Unico in Spagna. Tornando ai nostri due “mostri” finita la degustazione, digerita la grande emozione, non possiamo non dare ragione alle due aziende e alle loro scelte coraggiosissime di regalare ai consumatori, sin dal momento della commercializzazione – e vi assicuriamo, per tantissimi anni – la suggestione di un assaggio che resta scolpito nella memoria.
Tinto Pesquera
Nell’immaginario collettivo degli appassionati di vino di tutto il mondo questo marchio si lega con la rinascita del vino spagnolo, a partire dalla fine degli anni Settanta, troppo legato e condizionato, fino a quel periodo, dalla consuetudine di effettuare lunghissime maturazioni in legno. Erano vini dai colori pallidi, caratterizzati da fin troppo marcati sentori eredità del legno di elevazione, da un frutto decisamente nascosto e da una tessitura non fitta. Alejandro Fernández, proprietario e fondatore della Tinto Pesquera, rivoluzionò questo modo di intendere il vino ma con un tatto e una gentilezza che si comprendono solo riportando le sue parole: “A Pesquera sono stati sempre prodotti vini di corpo sostenuto e dai colori decisi e io continuo quella tradizione migliorandola: vendemmie alla giusta maturazione, selezione dei grappoli migliori, vinificazione attenta assicurando che i sentori eredità del legno non superino la fruttuosità”.
Il suo sentire è quello di un uomo legato e innamorato del suo territorio, la campagna di Pesquera de Duero, dove nacque e dove l’agricoltura e la viticoltura in particolare sono sempre stati i fattori trainanti, nel sangue di ogni abitante. Fernández, uomo di modeste origini, sin da ragazzo aveva manifestato la sua creatività riuscendo bene nei mestieri di falegname e fabbro, riuscendo anche a realizzare delle macchine per l’agricoltura che progettava nella sua officina e vendeva lui stesso. Ancora oggi detiene i brevetti di due macchine per la raccolta della barbabietola, attività che a inizio anni Settanta aveva fatto soppiantare a molti la viticoltura. Il suo sogno era però quello di dedicarsi alla vite e al vino e condivideva questo slancio con la moglie Esperanza Rivera. Le circostanze di vita gli consentirono a inizio dei Settanta, in totale controtendenza, di fondare la sua azienda e comprare terra per arrivare a vendere il suo primo vino nel 1975. Fu naturale per un uomo veramente innamorato della sua terra dare all’azienda il nome della città, preceduto dalla parola “rosso”, come fu altrettanto immediata la decisione di mettere in etichetta i simboli di Pesquera, la sua torre e il suo arco, che ancora oggi abbigliano le bottiglie aziendali.
La storia della Tinto Pesquera nasce con la terra, consapevole come era ed è che doveva partire da grandi uve per produrre un vino diverso e che comprarle sul mercato a quei tempi non gli avrebbe con- sentito di realizzare il vino che profetizzava. Vigne in altura intorno e oltre i mille metri di altitudine, Viña Alta e Viña Lucia, poste su colline orientate a sud sulle coste che degradano verso il fiume Duero, lo stesso che bagna la valle portoghese del Douro dove nasce il Porto, un fiume benedetto. Fiume che con la sua valle ha attirato Alejandro ed Esperanza in una ricerca di nuovi siti dove fare vino durata molti anni e che ha portato alla nascita di due altre aziende: Condado de Haza, a est di Pesquera de Duero, e Dehesa la Granja a ovest, verso Salamanca. L’ultimo tassello delle aziende della famiglia Fernández, El Vìnculo, viene aggiunto a metà anni Novanta nella Mancha, non lontano da Toledo, ma a qualche centinaio di chilometri dal Duero, zona torrida in estate e fredda in inverno, luogo ancora una volta prescelto per dare voce al tempranillo.
Ma torniamo all’azienda d’origine e al vino che raccontiamo il Tinto Pesquera Janus Gran Reserva 2003. “Questo vino è prodotto da una singola vigna di tempranillo – racconta Alejandro Fernández – posta a novecentocinquanta metri di altitudine su un suolo profondo e ghiaioso, piantata nel 1972, è Viña Alta”. Il primo millesimo prodotto fu il 1982, anno in cui Alejandro introdusse la vinificazione in acciaio: “Non ci sono segreti, riprende, il terreno povero e perfettamente drenante è ideale per la viticoltura di qualità e per avere grappoli eccezionali”. Le uve sono raccolte a perfetta maturazione e la fermentazione si svolge senza inoculo di lieviti selezionati, in modo tradizionale. Dopo la svinatura il vino va in barrique di rovere americano nuove, dove svolge la malolattica e sosta per almeno trentasei mesi; segue il lungo affinamento in bottiglia per almeno sei anni. “Come il dio romano Giano – riprende – che guarda al passato e al futuro, questa riserva combina al meglio le vecchie e le nuove filosofie enologiche, cercando le caratteristiche più eleganti che ciascuna riesce a esprimere”. Alla sua prima uscita Janus fece scalpore, specialmente nel mondo giornalistico americano, che guarda da sempre l’Europa con grande attenzione, tanto che “Robert Parker soprannominò il Janus 1982 The Spanish Petrus. È senza dubbio la bandiera della nostra azienda e per questo usciamo solo nelle annate eccezionali”, conclude Alejandro Fernández.
Marramiero
Sembra incredibile come due aziende distanti tra loro qualche migliaio di chilometri, abbiano in realtà così tanti punti di contatto; primo tra tutti la filosofia produttiva di un grande vino. Non è solo il lungo invecchiamento prima della messa in commercio della bottiglia che li accomuna, ma anche un po’ di storia dei due fondatori delle aziende. Dante Marramiero, come Alejandro Fernàndez per Pesquera de Duero, ha sempre avuto un profondo attaccamento alla sua terra d’origine, l’Abruzzo. Pur provenendo da una famiglia con tradizioni agricole, Dante, dotato di grandi doti imprenditoriali come Alejandro, individuò nel periodo postbellico la necessità di una grande fase di ricostruzione che avrebbe posto rimedio ai danni provocati dal conflitto e nel 1954 fondò l’Impresa Marramiero. Superata la fase iniziale della ricostruzione, alla quale Dante affiancò quella della tecnica degli impianti, pensò bene di differenziare e si dedicò all’energia con la distribuzione del gas. Ma con il passare del tempo non si era affievolito il suo amore per la terra e la produzione del vino in bottiglia e fu così che negli anni Ottanta dello scorso secolo, anche le date come vedete sono simili nelle due aziende, riacquistò dal cugino i vigneti di Rosciano, ricomponendo così il fondo originario.
Il terreno comprendeva anche un vigneto in contrada Sant’Andrea, dove le piante di montepulciano avevano già molti anni. Un vigneto esposto a sud, ricco di argilla e in grado di fornire uve con alto contenuto zuccherino e una quantità elevata di estratti. In Dante Marramiero era forte la consapevolezza delle grandi potenzialità del montepulciano, quindi era nato in lui il desiderio di produrre un grande vino in grado di affrontare lunghi invecchiamenti ed esprimere al meglio tutte le sue caratteristiche; era arrivato il momento di realizzare il progetto. “Iniziammo con la zonazione – ci racconta Enrico Marramiero, figlio di Dante e attuale conduttore dell’azienda – per accertare quali fossero le caratteristiche degli appezzamenti e quindi quali fossero quelli più idonei a realizzare questo grande vino”. Vale la pena ricordare alcuni passaggi significativi che portano poi all’imbottigliamento del vino che ha il nome del fondatore.
Le uve, dopo un’attenta selezione che restringe la resa a soli venticinque-trenta quintali per ettaro, sono pigiate sofficemente e il mosto è posto a fermentare dentro tini chiusi e a cappello sommerso. La macerazione è veramente molto lunga e si svolge a una temperatura compresa tra i venticinque e trenta gradi centigradi. L’affinamento poi avviene in botti piccole, ma questo è solo l’inizio del percorso che porterà il Dante Marramiero, la cui prima annata è stata la 1998, a riposare dieci anni prima che si possa aprire la sua bottiglia. “Il vino viene prodotto – continua Enrico – solo negli anni in cui le condizioni climatiche arrivano a donarci uve perfettamente idonee. Ma ciò non basta: alla fine del primo lungo periodo di affinamento, se le caratteristiche corrispondono agli elementi di eccellenza richiesti, solo allora si procede all’imbottigliamento”.
Non è facile trovare un vino che maturi un tempo così lungo prima di essere posto in commercio ed Enrico ci spiega le ragioni: “Siamo arrivati a determinare i dieci anni di affinamento sulla base delle caratteristiche intrinseche di questo vino, che ha la possibilità di esprimere la sua complessità olfattiva e gustativa associata a un’incredibile facilità di beva, soprattutto nel lungo periodo. Quindi abbiamo pensato di non offrirlo ai consumatori prima di dieci anni, periodo minimo per poter apprezzare tutte le sue sfaccettature. Il tutto è frutto anche dell’uva selezionata, che nasce dal vigneto più antico della nostra masseria, di ben cinquantacinque anni. In questo vino si concentra una delle eredità di mio padre, tradizione e amore verso il progresso”. Nel vino si ritrovano alcuni tratti salienti del carattere di Dante: robusto e forte ma allo stesso tempo immediato, comunicativo e mai complicato, esattamente com’era il fondatore. Un vino potente ma dalla piacevolezza di beva inaspettata. “Chi ama il vino – prosegue Enrico -, chi ama la terra, chi ama i valori che da essa derivano, chi crede che la grandezza possa essere anche nella semplicità, non potrà che apprezzarlo. Con questo vino non cerchiamo consenso, ma vogliamo esaltare la grandezza del montepulciano e della terra d’Abruzzo, dedicando il prodotto a un grande uomo la cui grandezza era anche quella di essere vicino a tutti. Il Dante Marramiero rappresenta la filosofia che ispira la nostra azienda: la ricerca dell’eccellenza”. Oggi il Dante Marramiero è la punta di diamante della cantina e le sue vinacce, grazie alla gran maestria del distillatore Carlo Gobetti, danno vita a una altrettanto coinvolgente acquavite che porta il suo stesso nome. Il giusto coronamento del sogno del fondatore.
La degustazione
JANUS GRAN RESERVA 2003
Ribera del Duero Do
14% vol – € 120,00
Vino di complessità non comune e di stile raffinato, con prospettive evolutive sorprendenti. Rubino luminoso impenetrabile, è intenso e originale nell’approccio olfattivo che manifesta sentori di frutta secca di nocciola, noce nostrana e brasiliana, castagna e pistacchio fusi con minerale di grafite, ardesia e iodio, con fughi, eucalipto e il frutto di cotognata, prugna, mirtillo, ribes nero, tamarindo, fico nero, visciola, chinotto, tratti vegetali di foglia di tabacco e tè, radice di liquirizia, carcadè, cardamomo, pepe bianco, aromi di macchia mediterranea, ruta, cioccolato fondente e ancora cipria, vaghe dolcezze di frutti canditi… Bocca fresca, elegante, potente e di grande equilibrio, caratterizzata da un tannino copioso e sottilissimo, dotata di una dinamica straordinaria, di un ritmo suadente e piglio maschile. Una partitura gustativa che sollecita in ogni angolo della bocca leggiadri sentori di frutto, articolati e interminabili, sfumati da tutti i riconoscimenti del naso, per un insieme che invita incessantemente al riassaggio.
DANTE MARRAMIERO 2003
Montepulciano d’Abruzzo Doc
14,5% vol vol – € 120,00
Un vino straordinario, di rara profondità e piacevolezza, che stupisce anche per la freschezza del piglio gustativo. Dieci anni e ancora tanta vita da raccontare. Di colore rubino impenetrabile con unghia granata, è intenso e subito disponibile e di grande articolazione e fusione; gli aromi si alternano senza superarsi in una litania ritmata molto coinvolgente ed elegante. Amarena, mirtillo, mora, cassis, visciola, chinotto, prugna, tamarindo, frutti in sciroppo e sotto spirito, carcadè, ginepro, mirto, pepe, cardamomo, noce moscata, chiodi di garofano, cioccolato fondente, vaniglia, menta, funghi, cuoio, pasticceria al cacao e mandorla, strudel ai fichi, grafite, tabacco… In bocca è bilanciatissimo, rotondo, di struttura imponente e beva incentivante, di approccio gustativo largo, dal tannino finissimo e vellutato, dotato di dinamica e croccantezza entusiasmanti, in grado di declinare un frutto freschissimo avvolto da note d’inchiostro; il dialogo tra gli aromi riscontrato al naso riprende al palato con lo stesso ritmo e la stessa gentilezza, in modo quasi interminabile.
di Francesco D’Agostino e Fabio De Raffaele